Il coding a scuola è una tra le aree in cui il nostro Paese può dirsi all’avanguardia. Sulla scorta di un’iniziativa diffusa negli Stati Uniti nel 2013, “The hour of Code”, e delle prime campagne di sensibilizzazione a livello europeo, che hanno portato alla nascita della Europe Code Week, anche il Ministero dell’Istruzione italiano ha lanciato a partire dall’anno scolastico 2014-2015 il progetto “Programma il futuro”, introducendo il coding nelle classi di ogni ordine e grado. L’Italia ha mostrato, quindi, un’elevata sensibilità e attenzione per il tema del coding e per l’approccio educativo che consente di portare a scuola.
Ma di cosa si tratta? Di un’implementazione dell’ora di informatica? Consiste nell’invitare in classe esperti programmatori per fare lezione a bambine e bambini? Di insegnare ai bambini uno specifico linguaggio di programmazione? Niente di tutto questo. Il coding a scuola è stato introdotto come attività che facilita lo sviluppo del pensiero computazionale.
Vediamo passo dopo passo cosa significa.
Cos’è il pensiero computazionale?
Il pensiero computazionale è l’abilità di arrivare a un obiettivo, di risolvere un problema, pianificando una strategia e rendendosi consapevoli di ogni mossa necessaria per attuarla.
Nella vita di tutti i giorni ci troviamo ad affrontare situazioni che richiedono di prendere decisioni, abbiamo obiettivi da raggiungere, dai più piccoli, ai più complessi, dobbiamo portare avanti attività che prevedono una concatenazione di azioni. Ecco, per fare tutto questo, a vari gradi di difficoltà, serve capacità di analisi, pensiero logico, strategia nell’individuazione di metodi e strumenti, consapevolezza. Ma non solo, la creatività ha una parte importante, perché per arrivare da un ipotetico punto A a un punto B spesso non c’è un’unica strada, e la strada da percorrere è necessario immaginarla, inventarla, prima di costruirla.
Il pensiero computazionale è, quindi, un processo mentale non solo logico, ma anche creativo. Logico e creativo insieme.
Occorre sottolineare che spesso arriviamo alla soluzione di un problema muovendoci in automatico o per intuizione: ecco, il pensiero computazionale ci porta a descrivere il procedimento costruttivo che dal problema porta alla soluzione. Una soluzione che deve essere creativa, efficace, chiara.
Rendersi consapevoli dei passi e degli strumenti che compongono la strategia, consente di formularli in modo tale per cui anche un agente esterno, come un robot o un computer, sia in grado di processare le informazioni e giungere alla soluzione del problema. Il pensiero computazionale non serve però solo per chi deve programmare le azioni di robot o pc. Deve essere considerata una capacità trasversale utile in qualsiasi ambito della vita, scolastico, professionale, privato, da sviluppare il prima possibile.
Cos’è il coding?
Coding letteralmente dall’inglese vuol dire programmazione. In realtà quando parliamo di coding non intendiamo una disciplina che consente ai discenti di apprendere le basi della programmazione informatica, e neppure genericamente una lezione di informatica o di tecnologia. Il coding è una pratica trasversale che è stata introdotta con l’obiettivo di aiutare a sviluppare il pensiero computazionale, ovvero, come visto sopra, la capacità di risolvere problemi.
Ogni attività che svolgiamo prevede l’esecuzione di una serie di procedure concatenate, di sequenze di istruzioni che portano a raggiungere l’obiettivo prefissato. Dall’acquistare un biglietto del treno a una biglietteria self service al preparare un piatto di lasagne al forno, dall’eseguire uno spartito musicale al fare una doccia o mandare una mail. Eseguiamo le istruzioni di un programma che abbiamo appreso con l’esperienza e l’imitazione, provando sul campo l’efficacia delle nostre azioni.
Fare coding significa analizzare i problemi, ideare strategie, concettualizzare e descrivere procedure e algoritmi, senza necessità di conoscere o padroneggiare alcun linguaggio di programmazione.
Ogni situazione, ogni attività che, posto un problema/obiettivo, prevede una procedura da ideare e mettere in atto, una riflessione sulle scelte da operare e la possibilità di spiegare e motivare la propria strategia è coding.
Appare evidente come non sia indispensabile l’utilizzo della tecnologia. Il coding può essere messo in atto in modalità unplugged (senza tecnologia), oppure facendo uso di tecnologia e robotica. Quando viene utilizzata la tecnologia è possibile confrontarsi con un agente o un esecutore materiale che metta alla prova quanto si è pensato e ne dimostri o meno la validità. Questo confronto avviene attraverso istruzioni che devono essere formulate in modo chiaro e ordinato, sequenziale, senza tralasciare nessun passaggio o dettaglio.
Il coding non è l’unico modo per sviluppare il pensiero computazionale, ma si è imposto per la serie di vantaggi che offre: dall’elemento ludico, alla versatilità, dall’interattività alla varietà di schemi.
A cosa serve il coding?
Nell’accezione indicata sopra è chiaro che il coding non ha età, serve a sviluppare un’abilità, quella di risolvere problemi in modo logico-creativo, che a qualunque età deve essere allenata per migliorare la qualità della propria vita.
Il coding è una palestra nella quale possiamo allenarci ogni giorno, per tutta la vita, con quesiti, situazioni, problemi sempre diversi da affrontare. Migliora la capacità di comprendere le situazioni, di pensiero, di razionalizzazione, sviluppa il pensiero critico e laterale, l’elasticità mentale.
L’orizzonte nel quale ci pone il coding è quello del lifelong learning, ovvero di apprendimento continuo, per tutto il corso della vita, che non si esaurisce una volta terminato il percorso scolastico.
Differenza fra coding e programmazione
La programmazione è un’attività informatica che porta allo sviluppo di programmi da utilizzare su hardware. Questi programmi sono costruiti in uno specifico linguaggio, quello di programmazione.
Fare coding è un’altra cosa rispetto all’insegnamento della programmazione. Non significa diventare programmatori o utilizzare linguaggi di programmazione, ma acquisire un abito mentale: quello della risoluzione di problemi attraverso la codifica di procedure.
Si fa riferimento, quindi, a un concetto ben più ampio di quello di programmazione o di competenze digitali. Fare coding può servire a porre le basi per la programmazione, ma è molto di più, come abbiamo visto sopra.
Perché insegnare il coding a scuola?
Il coding introdotto a scuola è un metodo didattico che si basa sul problem solving, quindi sull’attività di comprendere e affrontare un problema, trovando una soluzione. Si tratta di un approccio metodologico trasversale, che porta non ad acquisire informazioni o nozioni tecniche ma a sviluppare competenze orizzontali, che possono essere applicate ad ambiti diversi.
L’uso del coding consente agli studenti di:
- mettersi alla prova, sperimentare in prima persona;
- vivere l’apprendimento come scoperta;
- adottare un approccio ludico e pratico, concreto;
- non avere paura dell’errore, ma anzi imparare a lavorare per tentativi ed errori;
- migliorare le proprie capacità logico-matematiche;
- stimolare creatività e pensiero laterale;
- rendersi consapevoli dei processi che portano a risolvere un problema o a raggiungere un obiettivo;
- imparare a lavorare in autonomia, in modo attivo, responsabilizzandosi;
- imparare a lavorare in gruppo, grazie alla possibilità di organizzare attività collaborative;
- comprendere che la scuola non è solo trasmissione di nozioni, ma opportunità di crescita personale e di sviluppo delle competenze trasversali, indispensabili per la propria vita.
- imparare una serie di abilità di base che possano facilitare lo studio tramite l’applicazione di un processo logico.
Solo la scuola può consentire a tutti gli studenti di fare coding, contribuendo a diffondere l’importanza del pensiero computazionale come fattore di crescita personale, aiutandoli a sviluppare competenze trasversali che saranno indispensabili nel loro percorso di vita e nell’ambito lavorativo. L’approccio logico-creativo insegnato attraverso il coding rappresenta un bagaglio formativo di grande valore.
Guardando oltre ogni stereotipo di genere, il coding a scuola aiuta a superare il gender gap, formando persone in grado di scegliere il proprio percorso di studi e di carriera, indipendentemente dal genere: logica, codifica di istruzioni per pc e interazione con robot non sono una prerogativa maschile.
A cosa serve il coding nella scuola primaria?
Come scrivere, leggere e fare calcoli, il coding è un’abilità. Nello specifico si tratta di un’abilità interdisciplinare che permette di acquisire elasticità mentale e capacità di risolvere problemi. Fare coding a scuola significa avere la possibilità di allenarsi per diventare sempre più efficaci ed efficienti nel risolvere problemi.
Bambine e bambini oggi sono nativi digitali: fin dalla più tenera età sono abituati a maneggiare device tecnologici, presto imparano a muoversi e a familiarizzare con tecnologia e ambienti virtuali. Il rischio è che ne diventino fruitori passivi, senza comprenderne logiche e meccanismi, senza la capacità e la consapevolezza che consentono loro di sfruttarne le potenzialità, di farsi supportare per raggiungere i propri obiettivi, evitando di esserne eccessivamente influenzati o, peggio ancora, dominati.
Con il coding questo non accade: il computer, quando utilizzato, diventa uno strumento di apprendimento, un mezzo, quindi, attraverso il quale in modo attivo e interattivo gli studenti si formano e acquisiscono nuove abilità. Imparano ad imparare e a utilizzare in modo consapevole le macchine, evitando di esserne asserviti. Per questo motivo è utile introdurre il coding fin dai primi gradi di istruzione delle scuole primarie.
Insegnare il coding ai bambini
Abbiamo compreso cosa è il coding e quanto sia importante insegnarlo fin dai primi anni di vita, vediamo come e in quali contesti queste attività di coding possano essere inserite nel curriculum di studi.
Creare storie, videogiochi, programmare robot, animare i personaggi di un gioco e far loro compiere delle azioni, risolvere giochi linguistici e crittografici. Tutto questo è coding.
Come già anticipato, per il coding non è necessario ritagliare nell’orario scolastico una o più ore, così come non può essere relegato alle sole ore di informatica o tecnologia. Essendo un approccio trasversale, il coding può essere applicato durante ogni ora di insegnamento, quando venga ritenuto utile dall’insegnante. È possibile applicarlo sia alle materie scientifiche che a quelle umanistiche, in quei momenti delle lezioni in cui può essere d’aiuto per spiegare concetti, descrivere procedimenti o attività.
Qual è il compito dell’insegnante? Quello di attivare gli studenti, ponendo loro il problema nel modo più corretto possibile e stimolando interesse e volontà di risolverlo.
Oggi gli insegnanti hanno a disposizione schemi visuali, giochi e specifiche piattaforme che posso essere utilizzate per proporre il coding fin dai primi anni di scuola. Tra gli strumenti di coding per bambini più in uso c’è Scratch, un ambiente di programmazione visuale per il coding e la robotica educativa, sviluppato dal MIT (Massachusetts Institute of Technology) e reso disponibile gratuitamente. Facile e intuitivo da utilizzare, consente di creare storie interattive, giochi e animazioni o programmare robot tramite programmazione a blocchi.